International Jazz Day UNESCO 2019
PRESENTAZIONE GRUPPO JAZZ
ROBERTO OTTAVIANO PINTURAS
ROBERTO OTTAVIANO – SOPRANO & TENOR SAX
NANDO DI MODUGNO – ACOUSTIC & CLASSICAL GUITAR
GIORGIO VENDOLA – DOUBLE BASS
PIPPO “ARK” D’AMBROSIO – DRUMS & PERCUSSIONS
I musicisti chiamati a raccolta intorno a questo progetto Jazz sono caratterizzati dal fatto di avere, tutti, una insaziabile voglia di conoscere e giocare con i suoni. Ma attenzione non è un gioco fine a sé stesso. Si tratta invece, come nel gioco per i bambini, della cosa più seria al mondo. Un gioco in cui si scommette la propria esistenza con la propria fede, le emozioni, i valori ed i sogni.
Il jazz diventa qui il “pennello” veloce con cui rappresentare paesaggi e storie immaginarie, i colori sono una infinita tavolozza costituita da tutte le musiche che gli artisti amano profondamente, raccolte in viaggi reali ed immaginari, e che rappresentano ancora oggi, e nonostante tutto, l’idea di un messaggio nella bottiglia.
Ecco come si compone Pinturas, un affresco dinamico e proiettato verso il futuro ma tuttavia profondamente radicato nell’archetipo del Sud.
Il gruppo ha al suo attivo i dischi “Un Dio Clandestino” pubblicato per la Dodicilune, e “Change the World” per Gioco del Jazz.
ALCUNE RECENSIONI DI SPECIALISTI DEL SETTORE
Press Pinturas
Free, ma in senso lato, è il bellissimo “Un Dio Clandestino” di Ottaviano (…), dieci brani interpretati con una foga via via poetica, espressionistica, trascendente che, nell’uso del soprano e nella forza del quartetto, a tratti fa pensare ad un Coltrane riveduto alla luce della world music.
Guido Michelone – Musica Jazz
Ma che poesia bellissima, Cafè di Egberto Gismonti. E’ forse il sassofono soprano a renderla così mediterranea, solare e malinconica, viscerale e poco garbata allo stesso tempo? Certamente sì, se si scopre che quella voce al sax è di Roberto Ottaviano (…) Un libero pensatore e un artista a tutto tondo, tanto che dal Mediterraneo con i suoi Pinturas riesce a raggiungere il Brasile, la Spagna e fare una capatina persino nella Mamma Africa. Disco da comprare di corsa.
Federico Scoppio – Rolling Stone
Jazz cameristico, acustico, con spiccati sapori etnici (…) ad amalgamarlo interviene la coerenza timbrica della formazione(…), una musica che vive di raffinati equilibri sonori, ma che sa dare sfogo all’energia.
Sergio Pasquandrea – JazzIt
L’EtnoJazz aperto, audace, mai sopra le righe però, è la chiave di volta del nuovo lavoro di Roberto Ottaviano con i Pinturas. Un Dio Clandestino: voce limpida, intelligente e propositiva come poche in Italia, su quel labirintico strumento che è il sax soprano .
Il Giornale della Musica
Davvero eccellente il ritorno alla registrazione, cinque anni dopo l’ultimo lavoro, di Roberto Ottaviano considerato il miglior sopranista italiano prosecutore della ricerca di Steve Lacy (…). Ottaviano e Pinturas disegnano con una ricchissima tavolozza ritmica e timbrica e pennelli di acuta tecnica e sapienza di arrangiamento, una personale geografia di musiche del mondo nel loro già noto, rigoroso, creativo quanto sanguigno world-jazz (…). La ricerca, da sempre stella polare dell’autore, qui si snoda attraverso il minimalismo allusivo cameristico, la tradizione popolare, le acute invenzioni sonore tutte amalgamate con sintesi e superiore padronanza, sia di strutture che di progettualità espressiva, tra fraseggi zigzaganti e le tipiche note smorzate, riflessive, dolenti, a cui Ottaviano usa guidare il gruppo là dove il canto ed il ritmo si rallentano e sospendono per poi ripartire (…). Un gran lavoro, una cifra estetica e tecnica specifica, un world-jazz che è quasi musica etnica, di grande sapienza tradizionale e sapienza sperimentale, di respiro davvero globale.
Massimiliano Bondanini – Audiophile
L’elemento più importante del lavoro è l’osmosi tra repertorio e personalità che Ottaviano e i suoi musicisti riescono a creare nelle dieci tracce. L’unità e la compattezza sono date da un suono che si adatta alle necessità e mantiene una propria connotazione forte: alle tante possibilità offerte dal repertorio, il quartetto aggiunge riflessi classici e la naturalezza della forma canzone, una partecipe vena improvvisativa e l’abile intenzione di lasciar vivere nei brani le atmosfere di provenienza.
Fabio Ciminiera – Jazz Convention
Un viaggio tra geografie e poetiche diverse (nello specifico dai trascorsi del musicista) è infine quello compiuto da Roberto Ottaviano in Un Dio clandestino (Dodicilune), sua ultima fatica. I dieci temi, svolti per lo più fra il rapsodico e l’estatico pur non disdegnando aperture improvvisative a griglie più larghe, pescano infatti dal repertorio di Brasile, Spagna, India, Camerun, Svezia, Macedonia e Lituania, e sono attraversati da una danzabilità e una cantabilità esplicite, spesso lievi, decisamente etnicheggianti. Ci troviamo di fronte a una svolta, piccola o grande che sia? Ce lo diranno i futuri sviluppi che il sopranista barese imprimerà alla sua musica, da oltre venticinque anni contrassegnata da una specificità e una riconoscibilità indiscusse.
Alberto Bazzurro – L’isola che non c’era – Migrazioni
Ci vuole coraggio a portare avanti le proprie idee. E ci vuole coraggio, in tempi dove si incide a tambur battente e ci sovrespone in tutti i modi e maniere, a concedersi un intervallo di cinque anni dall’ultimo disco da leader. Roberto Ottaviano ritorna in sala d’incisione con un prodotto dai mille colori e ricco di sfumature. Al suo fianco i Pinturas, tre ottimi e poliedrici musicisti pugliesi: Nando Di Modugno, Giorgio Vendola e Pippo “Ark” D’Ambrosio. Un percorso profumato di mediterraneo, di essenze del Sud del Mondo che riesce a colpire nel segno. Ottaviano ha sempre fatto della ricerca il suo credo che qui si snoda attraverso il minimalismo allusivo cameristico, la tradizione popolare, le acute invenzioni sonore tutte ben amalgamate, tra fraseggi zigzaganti e note smorzate, volutamente dolenti. Non vi sono temi originali per firma, ma sono tutti originalmente attinti ed elaborati da un arrangiamento naturale che alberga in Ottaviano ed i suoi “companions”. La ricerca del suono c’è, senza ombra di dubbio, ma traspare più chiaramente il gusto del divertimento dei quattro musicisti.
Alceste Ayroldi – JazzItalia
(…)Un Dio Clandestino, già fortemente significativo e spiazzante nel suo titolo, vuole rappresentare musiche del mondo più sfortunato ed abbandonato, espressioni luminose di culture che risplendono spesso pur attraverso le miserie cui sono costrette dalle logiche del mondo. Ottaviano suona al meglio delle sue possibilità e mostrando del suo soprano l’anima più autentica. (…) Ma al di là delle abilità, questo è un disco istintivo e coinvolgente che cerca, riuscendovi, di andare oltre il puro prodotto musicale.
Sergio Spada – Suono
Un Dio Clandestino e’ il frutto della puntigliosa ed attenta ricerca musicale che contraddistingue Roberto Ottaviano, musicista saldamente radicato nella sua terra d’origine – l’estremo lembo d’Italia rappresentato dalla terra pugliese – ma che esplora con incessante attenzione nella ricchezza di espressioni che premono prepotentemente su una terra, come la sua, che confina con culture ancora molto diverse dalla nostra.
Se e’ vero che si e’ ben assimilata una lingua straniera quando si impara a pensare direttamente in quella lingua, allora Ottaviano e i suoi, da buoni viaggiatori, sanno immedesimarsi nel paesaggio che li circonda, accogliere lo stimolo culturale che di volta in volta incontrano e mimetizzarsi in esso, mantenere inalterata la propria personalità parlando la lingua degli ospiti, rendendo l’insieme completamente fluido e fruibile.
Maurizio Spennato – Sound Contest
Un ritorno al disco strepitoso. Pinturas è il nuovo, grande progetto di Roberto Ottaviano (con le corde di Nando di Modugno, il basso di Giorgio Vendola, i tamburi di Pippo ark D’ambrosio), una sintesi delle musiche del mondo viste dagli occhi e dalla sensibilità del miglior sopranista italiano, l’unico degno prosecutore della ricerca di Steve Lacy.